Monday, September 29

Educators write about educators...


Educadores escriben y escriben de educadores: Conocen experiencias?, han escrito algo sobre su trabajo?, han reflexionado sobre la profesionalidad o la temática cotidiana que el educador debe afrontar? Escríbela en el blog, comparte con la comunidad de educadores que se lee en todo el mundo.

Educators write about educators: do you have any memories, pages of journals, papers or essays about your professional acting or your day by day working? let's share with us your experience, write it on our blog and enter in our community of educators read all round the world.

Educatori scrivono e scrivono di educatori: conoscete esperienze, avete scritto pagine sul vostro lavoro, avete prodotto riflessioni sul vostro agire professionale o su tematiche quotidiane che l'educatore si trova ad affrontare? Scrivile nel blog, condividile con la comunità degli educatori che ci legge in tutto il mondo.

14 comments:

Anonymous said...

Benvenuti! Segnalate qui articoli, pubblicazioni, libri, tesi, commenti, interventi...tutto quello che nel mondo si scrive intorno all'educazione sociale e alla figura dell'educatore. Ma soprattutto segnalate se ci sono scritti di educatori che si sono impegnati a parlare delle difficoltà, delle sfide, del "piacere" di essere e praticare un lavoro come quello dell'educatore sociale. pronti? Via!!!!

Anonymous said...

L'Educatore.. è un professionista a tutti gli effetti!
Mette in gioco se stesso nella relazione utilizzando saperi , metodologie e strumenti .
Lo fa con umiltà e sicurezza , ha fiducia nell'altro e in cooperazione con lui pianifica il percorso verso la costruzione di un proprio progetto di vita!

GA

Anonymous said...

Beh, da educatore vivo in uno Stato che fa della confusione il suo motore. Se l'educatore non è uno psicologo, né un assistente sociale. Può aiutare in ambito "riabilitativo", ma non terapeutico. Non dovrei nemmeno svolgere funzioni di Assistente di base. Chi sono realmente? Un ibrido che permette alle aziende sanitarie solo risparmiare soldi?

Anep said...

Nel Forum ANEP Educatori scrivono "Educatori scrivono..." e nella rubrica del Centro Studi ANEP nella home page del sito Il centro studi informa potete trovare informazioni su articoli, pubblicazioni e riviste utili per chi lavora nel campo dell'educazione sociale.

Anonymous said...

A proposito di scrivere...
Ho scritto un articolo divulgativo annunciando questa 1a GIORNATA MONDIALE ed è stato incredibilmente pubblicato oggi come intervento (1a pagina) nel nostro quotidiano locale "IL TRENTINO".
muy bien, ciao
Dario

Anonymous said...

Vi segnaliamo che è uscito il nuovo GEKO (collana di Animazione sociale) dal titolo: COINVOLGERSI SENZA PERDERSI: LA COMPETENZA RELAZIONALE DELL'OPERATORE SOCIALE, a cura di Roberto Camarlinghi e Francesco D'Angella. E' frutto di unpercorso di ricerca promosso dall'Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Venezia che ha coinvolto una cinquantina di operatori sociali (assistenti sociali, educatori, psicologi) che lavorano presso gli enti pubblici e nelle organizzazioni private.
Alcune suggestioni dalla presentazione: "Come cerchiamo di capire che cosa va fatto nelle situazioni? Come arriviamo a dire che quel bambino ha bisogno di un sostegno educativo o quel nucleo familiare di un contributo economico? Due sono i modi possibili: è l'operatore che alla luce dei suoi saperi/valori o delle procedure previste dall'organizzazione identifica unilaterlamnetee il problema e come affrontarlo. Oppure l'operatore crea le condizioni affinchè insieme con l'altro si possa provare a capire e riconoscere qual è il problema e la strada percorribile." E' quella che si chiama "co-costruzione conoscitiva" ed è l'ipotesi che questo geko tenta di esplorare attarversoo il contributo di Franca Olivetti Manoukian, Paola Sartori, Eugenio Borgna e Giorgio Blandino, oltre che dagli operatori veneziani che hanno partecipato al percorso di ricerca.

Anonymous said...

Ciao a tutti, vorrei raccontarvi la mia esperienza di educatrice professionale. Lavoro in una scuola come AEC ed ho un contratto con un livello inferiore all' EP. Nonostante tutto, sono contenta perchè nel mio lavoro cerco di pensare e comportarmi come un'EP.

Anonymous said...

Ciao Katia, cosa vuol dire AEC?

Anonymous said...

AEC significa Assistente educativo culturale. Si lavora nelle scuole con bambini disabili. Ciao Katia

Anonymous said...

Domenica 5 ottobre, ero a pranzo da mio padre, e naturalmente c'era la televisione accesa. Mentre mangiavamo era in onda il telegiornale delle ore 13,00 di Canale 5.

E' passato un servizio molto illuminante sulla grappa. L'attuale ministro delle politiche agricole, uno sconosciuto Carneade, si è fatto riprendere mentre faceva partire un distillatore per la preparazione della grappa. Successivamente, lo stesso ministro si faceva intervistare, con tanto di bicchiere in mano, mentre illustrava la bontà di tale bevanda in confronto invece agli altri superalcolici. Concludeva il proprio intervento aggiungendo che la grappa è naturale.

Di professione faccio l'educatore professionale nel settore delle dipendenze patologiche, e quindi mi occupo anche di chi abusa di alcolici.

Non dovrebbe sfuggire al ministro che in Italia esiste una legge, che vieta, sotto qualsiasi forma, la pubblicità ai superalcolici, nella fasce orarie sicuramente rivolte ai minori. Per i telegiornali questo divieto non esiste, ma spesso i notiziari a quell'ora sono visti anche da minori. I miei utenti, che hanno incontrato nel loro rapporto con l'alcool, prima l'abuso e poi la dipendenza, ogni volta che in televisione vedono gente che beve allegramente sostenendo che tanto è roba naturale, si sentono umiliati e falliti. Perché gli altri riescono a bere senza abusare e loro no?

Non voglio qui negare l'importanza culturale del vino e degli alcolici; non intendo sostenere che l'alcool fa sempre male, come sostengono i duri e puri della sobrietà, ma vorrei porre l'accento sulle contraddizioni presenti nel nostro rapporto con tale sostanza "naturale".

Ovunque l'immagine dell'assuntore di alcolici è legata allo stare in compagnia allegramente, con gente che corre per non arrivare ultima e pagare poi da bere a tutti, oppure al rapporto virile fra uomini che dopo avere svolto il proprio dovere si bevono il goccetto in compagnia. Nelle trasmissioni della domenica mattina dove si parla di agricoltura, ci sono sempre persone che bevono vino a stomaco vuoto dicendo che è veramente buono e "naturale". Il fatto che una cosa sia naturale non vuol dire che faccia bene, esistono in natura centinaia di elementi "naturali" che possono portare anche alle morte se consumati oppure assunti in maniera scorretta. La stessa eroina, da questo punto di vista, è "naturale".

Ci sono comuni che sponsorizzano feste della birra, senza che ci sia un solo volantino che informa sui danni del bere male. In nessuna di queste trasmissioni, nessuno dei personaggi che si fa riprendere con bicchieri in mano dice mai una volta: "bere bene è bere poco", oppure invitano l'ascoltatore a riflettere sul proprio rapporto con l'alcool. Poi però mettiamo più pattuglie il sabato sera davanti alle discoteche, confondendo la repressione con la prevenzione.

Cosa posso dire ai miei utenti alcolisti che mi guardano e non credono a quello che dico?

La prossima volta dirò loro di chiedere al ministro, che sicuramente saprà cosa dire.

Su questo argomento, ho scritto anche alcune riflessioni che sono state pubblicate su alcuni siti, fra i quali www.vinoinrete.it

"Aprite e chiedete.


Ho saputo ieri della scomparsa di Federico, a causa di un incidente stradale. Lo sapevo con problemi di salute e pensavo fosse stato un aggravamento. Ma persone come Federico non si fanno piegare dalle malattie.
Siamo diventati molto amici negli anni in cui ho vissuto in Lombardia, assieme abbiamo attraversato varie avventure, come ad esempio la presenza in ACU.
Poi, partito per Roma, abbiamo continuato a sentirci e a vederci, perché lui aveva decine di “progettino interessante da cui si può tirar fuori qualcosa”. Per me andava troppo veloce, non facevo a tempo ad affrontare una questione che lui aveva già altre 10 idee da sottopormi. E quando mi faceva incazzare, lo mandavo a quel PAIS e lui sorrideva, di quel sorriso sornione, da gatto romano. Alle volte mi sembrava avesse proprio le striature rosse da micione, come quelli che vivono nei ruderi di largo Argentina. Poi, aveva quegli occhi mobili, irrequieti, che alle volte parlavano più di mille parole.
Quando venivo a Milano, lo andavo sempre a salutare al PAIS, realtà che invidiavo molto e dove mi fermavo volentieri a parlare. Parlavamo dei progetti, dei massimi sistemi, di economia e di cose sciocche e inutili, tutto con la stessa passione e la stessa competenza. Sarei rimasto per ore a parlare con lui, era sempre pieno di idee e di proposte.
La cosa bella che mi piaceva di quel posto era la scritta che c’era all’ingresso degli uffici di Federico: “se la porta è chiusa, non bussate, entrate e chiedete”. Penso che questa frase, che cito a memoria ma il cui senso è quello indicato, fosse molto emblematica del suo essere.
Federico c’era per tutti, si ricordava delle cose ed era sempre disponibile ad incontrarti. Bastava chiedere, e avevi una risposta, magari piccola ma concreta. Era consapevole della caducità delle soluzioni che trovava, e anche dei rapporti di forza, spesso a nostro svantaggio, ma non hai mai disperato, ha sempre cercato di costruire, la dove invece altri cercavano di distruggere.
Inoltre aveva un sesto senso per capire quando stavi attraversando dei momenti di crisi o difficoltà, ed io spesso ne ho avuti.
Ma il primo ricordo che mi è emerso ripensando a Federico, è stato quello di un estate milanese, quando sono passato a casa sua. Abbiamo chiacchierato, aveva preparato delle tisane fresche che ho bevuto in maniera spropositata, poi mi ha offerto dei piccoli ghiaccioli che aveva preparato con dei succhi di frutta biologici, di cui mi sono servito abbondantemente. Mentre bevevo e mangiavo, parlavamo dei progetti e delle nostre vite. Uscendo, mi sono sentito sereno e felice. "
Francesco Castracane

Anonymous said...

ANIMAZIONE SOCIALE
vi invita al Seminario
La domanda di sicurezza può non investire il lavoro sociale?
Torino, 21 novembre 2008, ore 10-16,30

Incontro tra operatori sociali con Franca Olivetti Manoukian

In questi mesi Animazione Sociale ha avviato un dibattito tra i lettori su una questione oggi cruciale per le politiche sociali e per il senso e significato del nostro lavoro come operatori e organizzazioni: la domanda di sicurezza può non investire il lavoro sociale?
Alcune di queste riflessioni sono state pubblicate sulla rivista nella rubrica "walkie-talkie" e sono disponibili anche su
http://animazionesociale.gruppoabele.org

Abbiamo pensato che fosse importante costruire una rete di confronto con chi oggi si misura con le domande di sicurezza nei territori per evitare di rimanere da soli e trovare insieme prospettive al nostro lavoro.
Il Seminario vuol essere un momento di ricerca insieme. Speriamo di incontrarci.

Il Seminario avrà luogo presso la Fabbrica delle "e", c.so Trapani
91/b. La partecipazione è gratuita, ma l'iscrizione è obbligatoria,
dato il numero di posti limitato. Ti preghiamo di segnalare la tua
presenza con una mail a: animazionesociale@gruppoabele.org o
telefonando in redazione allo 011 3841048

Un cordiale saluto,
la redazione di Animazione Sociale

Anonymous said...

Educablog

http://www.educablog.es

Anonymous said...

El pueblo brasileño se hace presente en las luchas por la Educación Social por medio de los Congresos Internacionales de Pedagogia Social, las Jornadas Brasileñas de Pedagogia Social, del livro Pedagogia Social (2009) y un hermoso movimiento social que desarolla practicas de Educación alternativas en las cárceles, las calles, el campo y en todos los sitios donde tiene personas olvidadas se suas derechos.
Más informacciones en: www.usp,be/pedagogiasocial

Antonio Notarbartolo said...

Parafrasando Duccio Demetrio è oggi possibile essere e fare l'educatore, nel vero senso della parola, anche e soprattutto come cittadino critico di questa società?
Paraphrasing Duccio Demetrio it is today possible to be and to make l' educator, in the true sense of the word, also and above all like critical citizen of this society?